Sermoni

black out

Angoscia.
Tutta attorno.
La sento respirare.
Mi osserva, mi opprime.
Mi succhia ogni volontà.
Reca con se sogni cupi, senza una visione chiara, solo pesanti come macigni.
La consapevolezza di non essere accettato,
la presenza di qualcuno di interno, più a portata di mano.

Sono sempre più in versione orso, la lontananza dal mondo mi rende sempre più scontroso con chiunque.
Non ho neppure voglia di attendere l’alba. E’ insipida vista da qua.
Sull’isola uscivo tutti i giorni per ammirarla. La sentivo entrare in me. La luce del mattino a cui appartengo.
C’è tanto odio attorno a me. E’ palpabile. Ma è il mio ambiente naturale, sono nato in mezzo all’odio e quando non c’è un po’ mi manca. Mi fa sentire vivo e ramingo in un mondo di zombie.
Ogni tanto mi capita di incontrare qualcuno di loro che mi colpisce particolarmente. Percepisco l’irrequietezza dell’anima e provo ad osservarla. A volte me lo consentono, a volte fuggono.
Coloro che non si spaventano li accompagno verso un percorso di consapevolezza, ma coloro che si impauriscono mi generano tristezza e dolore.
Il senso di impotenza mi pervade, non poter fare nulla per loro, non poter usare nessuna forma coercitiva, non è nei poteri che mi sono stati concessi imporre alcunché.

Ho voglia di parlare con qualcuno… ma tutto è assopito. Neppure una luce trapela a mo’ di faro.
Internet ha finalmente ripreso dopo alcune ore di black out. Ma ormai sono andati tutti. Il senso di solitudine resta.

 

 

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