Onora

Onora tuo padre o tua madre

ossia l’arte di costruire labirinti paradossali
Vuoi più bene alla mamma o al papà? Proposizione indecidibile Con il linguaggio si possono creare paradossi: situazioni senza alcuna via di uscita, che intrappolano la logica, mandano in tilt la mente e
vincolano il comportamento, fino a condurre le vittime alla follia.

La teoria ultraglobale

Questa frase scompare quando non la guardate.
Sarà vero? Come possiamo scoprirlo? Rompicapi come questo producono uno strisciante senso di inquietudine che ricorda gli irrisolvibili problemi dell’infanzia: come si poteva essere sicuri che, una volta chiuso lo sportello del frigorifero, la luce al suo interno fosse veramente spenta (Stan Laurel proponeva una acuta variante del problema: accendeva la luce della camera per assicurarsi di averla spenta). Ma ritorniamo al nostro argomento. Le frasi che ingabbiano la mente mettendola in condizione di non potere decidere per la loro verità o meno, sono dette, autoimmunizzanti. Esse, in un certo senso, si autogiustificano a priori, rendendo impossibile una loro confutazione.
Alcuni esempi di questa affascinante procedura sono: Esiste un complotto contro la verità Il governo sta insabbiando la verità Il mondo è dominato da poteri occulti Chi non vuole andare dallo psicoterapeuta ha bisogno dello psicoterapeuta.
Se esiste un complotto contro la verità, se il governo la sta insabbiando, se il mondo è dominato da uomini misteriosi che controllano le informazioni, il fatto che non ci siano prove di queste tremende realtà conferma l’esattezza di queste ipotesi. Se un adolescente giudicato ribelle dagli insegnanti si rifiuta di recarsi dallo psicologo scolastico, questo rifiuto confermerà la diagnosi degli insegnanti. È facile vedere le conseguenze che simili costruzioni linguistiche possono avere in campo sanitario. Pensiamo per esempio alla psichiatria: una volta che un paziente ha ricevuto l’etichetta di «delirio di persecuzione », come reagirà ai tentativi di cura, se non accusando i sanitari di perseguitarlo? E come reagiranno i sanitari alle sue reazioni, se non vedendo confermata la loro diagnosi? E se ai fedeli di un culto viene detto che Chi abbandona il culto dimostra di essere preda del demonio che cosa può accadere nella mente di chi riceve questo messaggio? Oppure, se Il desiderio di uscire dal nostro gruppo è la prova che il demonio ti sta tentando ne consegue che per difendersi da questa tentazione si deve rimanere dentro al gruppo. Questo fa aumentare ancora di più il desiderio di uscirne, instaurando un circolo che si automantiene indefinitamente.
Rimanendo in tema, la famosa frase di Baudelaire La più riuscita astuzia del diavolo è far credere che non esiste è impossibile da confutare. Ovviamente, il fatto che questa affermazione sia autoimmunizzante non autorizza a concludere che il diavolo non esista! Insomma, questi messaggi, costruiti su una struttura ricorsiva veramente mefistofelica, non offrono vie di scampo. Se non li si individua fin dal principio, non se ne esce.

Impacchettamenti

Esiste un modo semplicissimo per immobilizzare qualcuno nelle spire del vostro potere e non farlo più uscire. Non è magia nera: è qualcosa di molto peggiore, come ben sanno psicologi e psichiatri di tutto il mondo, che ogni giorno osservano l’effetto di questo pauroso incantesimo dall’ aspetto tanto innocuo.
La procedura è questa:

  1. individuate un comportamento che sia per natura spontaneo, e che volete impedire alla vostra vittima di mettere in atto;
  2. imponete alla vittima (con le cattive, o, meglio, con le buone) di mettere in atto quel comportamento;
  3. state a guardare. Ciò che vedrete vi stupirà: la vostra vittima si paralizzerà, non riuscirà più a mettere in atto quel comportamento (che pure è naturale e dovrebbe essere spontaneo), anzi, più si sforzerà di farlo e meno vi riuscirà.

La ragione di questo perverso effetto della vostra «innocente» richiesta, è che un comportamento spontaneo non può essere messo in attovolontariamente: si blocca automaticamente, al primo tentativo.
Chi ne dubita, si sforzi di prendere sonno a comando, di sorridere a comando davanti a un obiettivo fotografico, o di apparire disinvolto davanti a un pubblico: sarà automaticamente paralizzato dal pensiero di dover fare ciò che per natura non si fa, ma accade al di fuori del controllo della volontà.
Questo meccanismo agisce nelle famiglie dei bambini etichettati come «timidi» (perché, magari, più sensibili degli altri alle sfumature del comportamento altrui): ben presto tutti li inviteranno (incoraggeranno, obbligheranno) a «essere disinvolti », bloccandoli nel dilemma irrisolvibile di come essere disinvolti a comando; se impacciati, saranno spinti a essere rilassati; se leggermente in difficoltà con la parola, si pretenderà che risolvano la loro balbuzie a comando; se stonati, che cantino a bacchetta; se tristi (pardon: «depressi ») si chiederà loro di essere allegri, e così via. In tutti questi casi, la richiesta di «diventare qualcosa » è ciò che impedisce di diventarlo.
Come utilizzare biecamente questo paradosso? Ad esempio, creando problemi dove non ne esistono, per poi proporsi come risolutori del problema. Prendete un atleta, fategli notare un particolare della sua performance del quale egli non sia consapevole, fate in modo che concentri la sua attenzione cosciente su questa parte, assicuratevi così che un po’ alla volta questa parte della performance, sempre più autocontrollata, rovini l’intero rendimento. A questo punto proponetevi come l’allenatore giusto e chiedete una grossa parcella.
Il termine tecnico per questa sventurata situazione è: doppio legame.
Davvero, un bell’impacchettamento.

Vudù

Per dispiegare il tenebroso potere del “doppio legame”, lanciate una profezia ai danni di qualcuno (badando bene che il malcapitato lo venga a sapere), poi ritiratevi in un cantuccio e state semplicemente a guardare: ben presto la vostra vittima realizzerà la profezia alla quale intende sfuggire con tutte le sue forze.
Con le malattie è ancora più facile (soprattutto se vi dichiarate esperti di qualche disciplina orientale, che potete anche inventare voi stessi): avvertite la vittima che ha o avrà i sintomi di una malattia « misteriosa » (lo sono tutte). Il poveretto inizierà a cercare su di sé i sintomi della malattia, e presto scoprirà qualche disturbo, dolore, disagio che non aveva notato prima; ciò alimenterà la sua ricerca, che porterà ad altre scoperte, e così via: è così iniziata la trasformazione del sano in malato, un processo inarrestabile, che subirà una decisiva accelerazione quando il poveretto si sottoporrà a esami, test, consigli, consulti, opinioni.
Il fenomeno agisce anche per procura. Dite all’insegnante che il tale bambino è un po’ tardo: l’insegnante starà molto attento a tutti i segni di ottundimento nell’infante, ben presto li noterà, comincerà quindi a trattare il pargolo diversamente da tutti gli altri, e lo sventurato subirà presto un tracollo nel rendimento scolastico. Naturalmente vale anche l’opposto: dite all’insegnante che il vostro nipotino è un genio e la cosa ben presto inizierà ad avverarsi (analogamente, dite alla ricca zia Matilde che il suo aspetto è meraviglioso e noterete il suo sguardo spento accendersi e il suo portamento dimesso ergersi d’incanto).
Gli strateghi della finanza conoscono bene quest’arte magica.
Quando parrà loro opportuno, lanceranno un grido d’allarme: per esempio, che la benzina sta per scarseggiare; all’allarme seguirà la ben nota corsa all’accaparramento; alla fine, la benzina scarseggerà davvero.
Giusto in tempo per rincarare i prezzi del petrolio.
Allo stesso modo, ripetere «quando avrò vinto le elezioni… » fa sì che molti elettori diano per scontato, in cuor loro, che il tale uomo politico vincerà davvero le elezioni. A questo punto, se è il loro candidato lo voteranno con maggiore piacere; se sono incerti saliranno sul carro del vincitore; se indifferenti voteranno per lui (« che senso avrebbe dare il proprio voto a un perdente? »)o non voteranno affatto (« perché votare, se vince lui di sicuro? ») – riducendo la possibilità che l’avversario riceva voti –; se contrari, forse non voteranno (« tanto non ne vale la pena »).

Potere delle profezie! Miracoli

Con lo stesso sistema, con poche varianti, si manipola il comportamento in maniera facile e spettacolare.
Mettete in commercio nastri magnetici che, direte, contengono messaggi subliminali che agiscono sull’umore: l’umore cambierà indipendentemente dal fatto che i messaggi subliminali funzionino davvero oppure no (nessuno lo sa ancora con certezza), e indipendentemente dal fatto che voi li abbiate registrati davvero. Se infatti uno si aspetta che l’umore cambi, questo accade.
Vendete delle piccoline di zucchero spacciandole per potenziatori della memoria. Chi si aspetta che funzionino, presto crederà che la sua memoria sia migliorata. Su questo semplice fenomeno si basa l’effetto placebo.
In questi casi, è il futuro (cioè l’aspettativa) che determina il presente, e non il passato. Non è una brutta notizia: il passato non si può cambiare (per cui, se il nostro stato attuale dipendesse dal passato, saremmo fritti), il futuro sì. Sta a noiimmaginare un futuro e adoperarci per realizzarlo. Non è un miracolo, questo? Zuppa e pan bagnato Per essere certi di non lasciare scampo alla vostra vittima, proponetele di scegliere tra due alternative che siano entrambe a vostro favore.
Qualsiasi cosa il malcapitato abbia «scelto », avrà solo creduto di averla scelta. Qualsiasi scelta venga presa, sarete stati voi a indirizzarla.
Per esempio: Mi regali un diamante o un’automobile? Se mai vi è capitato di sentirvi fare questa domanda (a chi scrive non è mai successo), avrete avuto la netta sensazione di essere incastrati.
È vero che potete scegliere tra le due opzioni, ma si tratta di una libertà illusoria. Così a un capo di Stato che sta per essere spodestato, il nemico può proporre di andarsene altrove con tutta la sua corte oppure di accettare di essere processato dal vincitore. Al nostro riottoso collaboratore chiederemo: Questa pratica la fai adesso o dopo la pausa pranzo? Ci sono vari gradi di astuzia che possono essere impiegati nel confezionare questo perfido tranello; alcuni li vedremo nelle prossime pagine.

Aut aut

Capita spesso che, con una domanda, ci venga posta l’alternativa tra due cose: se siamo di destra o di sinistra, se ci piace la musica classica o preferiamo il genere rap, se paghiamo subito o a rate, e così via: l’elenco è infinito. Provate a ricordare qualche momento nella vostra vita recente in cui avete dovuto prendere una decisione tra due alternative. Fatto? Bene, provate ora a ricordare se avete deciso in base all’automatismo di scegliere una delle due opzioni e scartare l’altra, oppure se, invece, avete allargato i termini della questione e vi siete chiesti perché mai dovevate limitarvi a scegliere tra solo due alternative. In realtà, potevate aggiungerne una terza. oppure sceglierle entrambe. E solo il fatto che le due proposte vi sono state formulate nel modo O..o che vi ha indotto a infilarvi dentro questo vi(n)colo cieco.
La prossima volta che qualcuno vi pone davanti a un Aut aut, pensate sempre, prima di scartarla, all’ipotesi Et et.
Non siate autistici.
E per esercitarvi a individuare questo tipo di tranello, rileggete la pagina precedente.

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