Le tecniche di manipolazione

l’attacco alla persona

La tecnica dell‘ “attacco alla persona” consiste nel far apparire il sostenitore della tesi che si sta attaccando o l’oppositore che sta criticando la propria tesi come persona poco affidabile, indegna di attenzione o non competente riguardo i temi/argomenti in discussione. In questo modo si evita di dover confrontarsi sull’informazione/tesi. I modi per farlo sono innumerevoli, ma di solito esulano l’argomento in se e riguardano invece la sfera personale della persona. Ed ecco che si citano fatti o particolari della vita della persona e spesso non è neppure necessario che siano veri.

“Come potete vedere”

La tecnica del “come potete vedere”consiste nell’indurre il lettore/ascoltatore a credere che esistano prove molto affidabili, verificate da terze parti indipendenti, a sostegno della tesi che si sta definendo o contro la tesi che si sta attaccando, ma senza presentare queste prove, o non presentandole in modo specifico e preciso, ma dando indicazioni, link o riferimenti generici, rivolti a testi o fonti vaste, complesse, espresse in un linguaggio codificato di lunga o difficile consultazione. Questo naturalmente scoraggia il lettore/ascoltatore a un’attenta valutazione che richiederebbe di spendere tempo e risorse consistenti e lo spinge ad accettare per affidabili le prove/fonti di riferimento.

“È così perché lo dico nel modo giusto”

Un’altra tecnica per manipolare un’informazione è quello di usare il linguaggio non verbale e para verbale per confermare un’informazione manipolata, parzialmente o completamente falsa. Più del 90% della comunicazione diretta tra individui avviene tramite i canali non verbali, tramite la gestualità, la postura, il tono della voce, eccetera. Noi che ascoltiamo valutiamo costantemente la coerenza tra i diversi canali e consideriamo la coerenza come un indicatore dell’affidabilità della persona e dell’informazione. Quindi possiamo far sembrare affidabile un’informazione manipolata o perfino falsa, trasmettendola in modo sicuro e coerente. In pratica l’informazione è affidabile perché viene detta nel modo giusto.

L’eccezione che annulla la regola

In pratica consiste nell’utilizzare qualunque elemento, fatto o particolare che contraddice o non è coerente con l’informazione o la tesi che si stanno attaccando, o che sostiene la tesi che si sta sostenendo per affermare che l’informazione/tesi è falsa o valida, a priori senza spiegare perché. La sola presenza di un elemento discordante può essere utilizzato per dichiarare vera o falsa una tesi/informazione senza entrare nei particolari, senza spiegare come e perché, senza giustificare i fatti e particolari discordanti. Come se un singolo particolare incoerente dimostrasse a priori la verità e falsità dell’informazione.

Perché lo dice lui

Un’altra tecnica molto utilizzata soprattutto per sostenere le informazioni/tesi ufficiali di organismi istituzionali consiste nel presupporre e sostenere fin dall’inizio l’autorità della fonte: che è un’informazione/tesi di esperti, di un’istituzione pubblica, che è super partes, che sono professionisti, che non hanno motivi per nascondere o manipolare informazioni. In pratica si ribadisce che è così perché lo dice l’autorità, che la tesi/informazione è corretta a priori. Se lo dice lo stato, la chiesa, la polizia, i tecnici, gli ingegneri, i dottori e così via, allora dev’essere vero, no? Si sfrutta uno dei più potenti principi della persuasione per evitare che le persone si pongano domande.

Saltare alle conclusioni

Uno dei trucchi della dialettica, consiste nell’esporre l’informazione/tesi non seguendo una sequenzialità precisa, tipo causa effetto, ma compiendo “salti” logici che a prima vista appaiono accettabili, ma che in realtà servono a nascondere le lacune e le manipolazioni. Se si seguisse la sequenza logica di deduzioni logiche allora ci si potrebbe trovare a dar spiegazioni su aspetti “deboli”, incoerenti o perfino contraddittori dell’informazione/tesi, è quindi opportuno guidare il ragionamento del lettore/spettatore saltando qualche passaggio, “perché dopotutto è ovvio che sia così”. Usando in modo opportuno dialettica e retorica, si possono nascondere le manipolazioni dell’informazione.

Usare domande per instillare dubbio anche se hanno già risposta

Spesso chi manipola l’informazione usa domande “controverse” o di difficile soluzione, dimenticandosi che hanno già una risposta, in primo luogo per distogliere l’attenzione dalle domande “difficili”, chi fa le domande guida l’attenzione degli altri, ma soprattutto per instillare dubbio nel lettore/ascoltatore e come conferma della validità dell‘informazione/tesi che sta sostenendo o dell‘inaffidabilità della tesi che sta attaccando.

Manipolare l’attenzione deviandola su aspetti secondari

Riprendiamo l’accenno fatto nel punto precedente: chi manipola l’informazione usa spesso la tecnica di manipolare l’attenzione del lettore/spettatore su altro, su aspetti secondari dell’informazione/tesi, cercando così di distoglierla dalle lacune, dalle incoerenze. Per farlo la leva più efficace è fare le domande giuste, espresse nel modo giusto, oppure si possono usare le emozioni: paura, rabbia, sdegno, disgusto o vergogna, caricandone gli aspetti su cui si vuole spostare l’attenzione.

Accusare chi non è d’accordo di manipolare l’informazione

E concludiamo questa piccola carrellata con una tra le manipolazioni più plateali: chi manipola l’informazione spesso accusa chi avanza critiche di essere un manipolatore, di fare tutto quello che fa o ha fatto lui. Si accusa l’oppositore o il sostenitore di tesi diverse di usare tecniche manipolatorie o quantomeno di costruire castelli sul nulla. In questo modo costringe sulla difensiva che mette in dubbio l’informazione/tesi e chi osserva non metterà in dubbio l’informazione, almeno non prima di aver verificato la critica.