Nella tradizione gnostica Lucifero non è identificato con Satana, il diavolo cristiano. Lucifero è il Dio della luce, il portatore di saggezza e conoscenza. Il luciferismo, talvolta chiamato satanismo, è un modo di usare l’oscurità per ascendere verso la luce.
Lucifero è l’immagine del vero Dio che è stato imprigionato nella materia per renderla perfetta. È la “stella del mattino”, l’ultima stella ad essere visibile prima dell’alba. Non è propriamente una stella, ma il pianeta Venere. Satana è un altro nome talvolta attribuito al demiurgo e agli arconti, divinità inferiori che creano le regole.

Per capire il luciferismo gnostico occorre capire il dualismo gnostico. Il principio di dualismo si fonda su una considerazione di base: se tutto è Uno, non può esistere una parte senza il suo opposto. La luce esiste proprio in relazione al suo opposto, il buio. E così bene e male, maschile e femminile e tutte le coppie di opposti.
Inoltre tutti gli stati dell’essere esistono contemporaneamente.
Le rocce e gli alberi pur esistendo nel mondo del dualismo non hanno la stessa forma di autocoscienza degli esseri umani e degli animali. Questo è lo stato della separazione inconscia. Gli esseri umani e la maggior parte degli animali hanno coscienza di essere individui, cioè di essere “divisi”. Questo è lo stato della separazione cosciente. Ci sono anche coloro che sono coscienti pienamente che tutto è Uno, che tutto quello che fa parte dell’esistenza è solo un aspetto e manifestazione del “Vero Dio”, compresi se stessi. Per loro il mondo è perfetto e in armonia. Questo è lo stato dell’Unità cosciente. Uno di questi esseri è il Cristo.
Anche il concetto di Cristo è diverso per gli gnostici. Gesù fu una figura storica vissuta 2000 anni fa, mentre il Cristo è sempre presente. Gesù manifestò pienamente il Cristo. Cristo è identico a Lucifero: è un portatore di luce, ma si differisce per il fatto che egli è diventato pienamente cosciente. Non è più imprigionato dalle limitazioni della materia, non è più soggetto alla morte e alle reincarnazioni, e aiuta gli altri a raggiungere questo stato.
Attraverso il risveglio del Lucifero interiore, la morte può essere superata e il Cristo incarnato. In una sola vita si può raggiungere l’illuminazione riconoscendo l’illusione del tempo e della separazione.
Un altro mito connesso alla conoscenza come fonte di salvezza è quello di Prometeo.
Prometeo rubò il fuoco degli dei per portarlo al genere umano. Per punizione fu incatenato ad una montagna e ogni giorno un’aquila veniva a mangiare il suo fegato. Alla fine Ercole uccise l’aquila e liberò Prometeo.
Dal punto di vista gnostico Prometeo come Lucifero, ossia l’immagine del Vero Dio, è imprigionato nella materia ma continua nel suo scopo di portare la luce. L’aquila è il simbolo della forza sessuale usata per tenere l’uomo intrappolato alla materia. L’uccisione dell’aquila non significa dover rinnegare la sessualità o la materia, ma esprime semplicemente la necessità che spirito e materia siano uniti e che la materia riconosca la spiritualità perché avvenga il processo di conoscenza.
Ed ancora, Lucifero viene spesso rappresentato come un serpente, in questo caso considerato simbolo di conoscenza. Infatti Lucifero, nella forma di serpente, offrì a Adamo ed Eva il frutto proibito della conoscenza e mostrò loro che il creatore Satana li aveva intrappolati in un mondo miserabile di materia e sofferenza . Per gli gnostici dunque il serpente non è il demonio che li tenta verso il peccato ma è la fonte della conoscenza della verità. Per loro l’intera creazione, frutto del Demiurgo o Satana, è falsa e ingannevole, un tentativo fallito di imitare il Pleroma e il vero Dio. Il demiurgo impedisce all’essere umano il contatto con la sua realtà più vera, con il mondo superiore, il Dio Vero. Il demiurgo ha intrappolato l’anima umana in una forma terrena che la condanna ad un ciclo di sofferenza senza fine, attraverso il ciclo della reincarnazione. Ma Lucifero, l’Angelo della Luce, con grande sacrificio discende in questo inferno satanico per dare il frutto della conoscenza all’uomo e aprirgli gli occhi in modo da ricordargli la sua origine divina. Con la conoscenza l’essere umano è capace di rompere il ciclo della morte e della rinascita e di ascendere al Pleroma per l’eternità.
Per gli gnostici l’Inferno è proprio questa vita terrena, non un luogo al di là, un luogo di punizione esterno. Il demiurgo ha creato l’idea dell’inferno dopo la vita come luogo di punizione per coloro che gli disobbediscono durante la vita terrena. Infatti la funzione della religione come sistema di regole da rispettare pena la punizione divina è diventato nel tempo un sistema di controllo dell’essere umano che impedisce la sua libertà e la conoscenza del vero.
Per gli gnostici il cammino della conoscenza passa per la sofferenza, per l’inferno. Anche per Jung è così. Pensiamo al processo di individuazione. L’incontro con l’Ombra, la parte oscura di noi stessi dove risiedono tutti gli aspetti della nostra personalità che abbiamo rimosso o rifiutato perché considerati inaccettabili dal punto di vista etico o sociale, è il primo passo del processo di individuazione e sebbene sia molto doloroso scontrarsi con il proprio opposto, con la propria dualità, con il proprio diavolo, integrare l’ombra nella propria coscienza è fondamentale.
La sofferenza può essere la spinta che preme la psiche verso un processo di integrazione o di individuazione. Se sappiamo ascoltarla e lavorarci sopra la sofferenza è davvero la luce che ci porta verso l’illuminazione. Lucifero può essere davvero l’angelo della notte.
Il cammino verso l’individuazione non è affatto facile. Richiede innanzitutto la consapevolezza della limitatezza e falsità dell’Io. Anche per il buddismo l’Io è la fonte di tutte le sofferenze, perché è un’idea astratta creata dalla mente per aiutarci nella lotta alla sopravvivenza ma che allo stesso tempo divide, separa, si “attacca” alle cose e al piacere, “desidera” in un turbinio senza fine e è la fonte di tutte le sofferenze.

Ci sono elementi comuni a tutte le religioni ed è bene lavorare su ciò che si ha in comune piuttosto che su quello che ci divide. Comune è l’idea che la sofferenza dell’uomo deriva dal suo senso di divisione da Dio, che è tutto, eterno, immutabile, divino. In molte religioni l’essere umano lotta per superare la divisione e ritornare a Dio.
Poiché il mondo che l’essere umano vede all’esterno è una proiezione di ciò che è dentro di sé l’allegoria dello gnosticismo ci aiuta a capire la psiche umana.
Mentre le piante e i minerali non hanno senso di divisione dal tutto ma una inconscio senso di appartenenza al tutto e non hanno un senso di individualità, gli esseri umani e molti animali sono coscienti di essere divisi o individui, o almeno credono di esserlo. Nell’essere umano l’Io è il demiurgo, un Io alienato che ha perso il contatto con il suo inconscio personale e quello collettivo, che si sente separato ma arrogantemente pensa di essere perfetto. Il mondo da lui percepito con gli occhi della mente è però imperfetto e causa di sofferenze. Non avendo più la coscienza della sua natura divina e della sua appartenenza al tutto è intrappolato nella materia.
La separazione stessa dal tutto è la sua primaria causa di sofferenza.
L’Io stesso è però l’eroe che sente la spinta verso la conoscenza, che desidera ritrovare la luce, la completezza e l’integrazione e perciò comincia il suo viaggio verso l’individuazione. La sua prima conquista è “aprire gli occhi” e accorgersi dei suoi limiti.
Per far ciò deve superare le barrire della mente, perché la mente separa e divide, condanna e crea pregiudizi. La mente è uno strumento meraviglioso, ma a volte è limitata, imperfetta, ripetitiva. Nonostante questo, abbandonare la mente ci porta verso l’irrazionalità e la pazzia. La mente è uno strumento prezioso che elabora, include, trasforma.
L’impresa è la conoscenza di se stessi, lavoro che porta a rendere cosciente parte dell’inconscio. L’Io non scompare, non viene distrutto, ma rivolge la sua attenzione alle profondità dell’inconscio e con esso si integra. La coscienza si allarga.
La gnosi o l’illuminazione, come nella tradizione buddista, è il momento in cui l’uomo scopre il Buddha in sé, in cui entra nello stadio di una cosciente riunificazione, supera le barriere della divisione e arriva ad una integrazione totale dell’inconscio nel conscio. Realizza così la sua origine divina e l’integrazione della materia con lo spirito.

 

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