Timnes

Nelle luminose serate di quarta posizione Nerphiana appare, debole e tremolante all’orizzonte, la luce di Timnes.

Timnes lasciata e mai dimenticata,
Timnes adorata e mai vissuta.

Fu alla luce di Timnes che la vidi, sospesa nel vuoto compiva la sua ispezione giornaliera nei giardini imperiali. Come giovane giardiniere ero appena stato delegato alla cura dei temibili Fiori Guerrieri. Il loro nome deriva dalla loro azione difensiva, nei confronti di qualunque essere vivente che si avvicina eccessivamente, tramite aculei velenosissimi scagliati a forte velocità in direzione del presunto aggressore.

La giovane Signora cavalcava dolcemente
il suo cavallo blu
fra le rovine eterne
della città invisibile,
lontana ed antica
oltre la metà del tempo.

Non so perché mi vennero alla mente qui versi che un oscuro poeta del quinto pianeta Betelghiano avrebbe scritto alcune migliaia di anni più tardi.
Fu in quel momento che la mia attenzione fu sottratta al dovere.
I fiori colpirono impietosamente il loro servo.
Lei mi si avvicinò e, dopo avermi estratto gli aculei, mi donò un sorriso.
Si sa, le mani imperiali sono mani guaritrici, così riuscii a riprendermi velocemente dal veleno e tornare al lavoro.

Non ebbi più l’occasione di rivederla in modo così ravvicinato, sino al momento della rivolta.
Il petto era ricoperto di verde, la linfa vitale stava uscendo violentemente dal suo corpo.
Non potei fare nulla, si sa, le mani di giardiniere non sono mani di guaritore.
Vidi solo il calore del suo respiro.
Non potevo permettere che il nulla potesse avere il sopravvento, così gliela tolsi dalle mani.
Guardiana Essenziale dei Giardini.
E si sa, le mie decisioni non si discutono.

 

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